Nel cuore dell’Irlanda antica, a meno di un’ora da Dublino, al quale è collegato da una comoda autostrada, il villaggio di Ashford sembra uscito da un libro di favole. La strada serpeggia fra alberi secolari, casette ben tenute e pascoli verdissimi con grosse mucche dall’aria tranquilla e pecore lanose, sparse sui prati con i loro agnellini. è qui che la famiglia Walpole acquistò una tenuta, nel 1868, attirata dalla quiete del luogo e dal clima relativamente mite e soleggiato, certamente meno piovoso che in altre parti dell’isola.
I Walpole, una famiglia dedicata al giardino
La proprietà, circa 8 ettari, è attraversata dalle acque scure e lucenti del fiume Vantry, che forma cascatelle sonore scorrendo verso il mare non lontano, meno di 10 km. Qui Edward Walpole prima, e i suoi tre figli in seguito, hanno dedicato grande passione e competenza all’arte del paesaggio e alla collezione botanica: nel giro di due generazioni la proprietà si è trasformata in un giardino di incredibile bellezza e valore artistico e scientifico, arrivando ad avere oggi ben 4500 diverse specie tra alberi, arbusti e piante perenni.
I Walpole furono affascinati dalle idee innovative del più grande giardiniere paesaggista irlandese, William Robinson, classe 1838. All’epoca, le case signorili avevano giardini formali molto difficili da curare e mantenere se non c’erano a disposizione un piccolo esercito di giardinieri e grandi risorse economiche. Robinson rivoluzionò questa interpretazione introducendo l’idea che il giardino, anche se condotto dall’uomo, è un’espressione della natura e come tale deve avere uno stile naturale. La sua idea prese piede al punto da essere oggi uno stile ben definito, il giardino robinsoniano: assecondare la natura, guidarla in modo discreto, per ottenere bellezza dall’aspetto spontaneo. Con il risultato di avere anche un giardino più equilibrato e sano: in pratica fu un precursore dell’idea di paesaggio sostenibile, ecologicamente equilibrato e curato con metodi naturali.
Robinson visse a lungo, fino a 97 anni, pubblicando libri e manuali e creando giardini importanti che lo resero famoso in tutto il mondo. E i Walpole recepirono pienamente il suo messaggio, creando nella proprietà di Mount Usher un insieme di piante dall’aspetto libero, morbido, naturale. Thomas, figlio di William, era ingegnere e il suo contributo fu quindi sostanziale nel delineare gli aspetto tecnici e per la creazione di un ponte sospeso sul fiume, sostenuto da un sistema di cavi d’acciaio, al quale fece seguire la realizzazione di un altro passaggio sull’acqua, più a valle, con lo scopo di consentire da questi punti panoramici una visione eccezionale delle alberature e delle fioriture.
Madeleine, una donna straordinaria
Fu negli anni ‘70 che Mrs Madeleine Jay acquistò Mount Usher dai discendenti dei Walpole. Donna eccezionale, eccentrica ed energica, si innamorò perdutamente del luogo e del lavoro fatto dai Walpole: per oltre 30 anni, con un piccolo esercito di bravissimi giardinieri, rimise in ordine le alberature, piantò nuovi alberi e cespugli, dispose aiuole e fece restaurare i ponti. Ormai molto anziana, nel 2007 si convinse a vendere Mount Usher a Donald Pratt, proprietario di Avoca, storica azienda (creata nel 1723) produttrice di pregiatissimi tessuti artigianali tradizionali in lambswool e cashmere, che ha sede nella conte. Madeleine è mancata nello scorso gennaio, a 94 anni, felice di vedere che il suo adorato giardino ha trovato nuova vita. Donald Pratt ha infatti dedicato oggi la sua vita al giardino: pur possedendo una casa in Italia, sulle colline di Arezzo, preferisce passare la maggior parte del suo tempo fra la sede di Avoca e Mount Usher, che distano pochi minuti in auto.
Convinto seguace di Robinson, lavora sulle tracce lasciate dai Walpole e da Madeleine Jay per conservare l’intatta e miracolosa bellezza del luogo e dei suoi gioielli botanici e per curare l’intero giardino esclusivamente con metodi biologici ed organici.
Una guida per capire gli alberi
Oggi, grazie a Donald Pratt, è disponibile una guida, Mount Usher Tree Trail Guide, che aiuta a riconoscere gli alberi grazie a un numero, per apprendere notizie sulle loro caratteristiche, origine ed età. Alcuni enormi faggi e platani sono stati piantati proprio nel 1868, quando fu acquistata la proprietà; altri sono arrivati in seguito dall’Asia, dall’America del Nord e del Sud, da Australia e Nuova Zelanda e naturalmente da tutt’Europa; il microclima locale e la protezione dai venti che spirano dal mare rende possibile avere qui piante subtropicali e mediterranee fra cui parecchie specie tipiche della macchia costiera italiana (corbezzolo, alaterno, palme....
Spettacolari rododendri
In alcune aree il terreno è particolarmente acido e questo consente di avere meravigliosi esemplari di rododendri arborei con fiori di ogni forma e colore, aceri, camelie e magnolie. L’acqua scorre ovunque: dal fiume si dipana una rete di ruscelli circondati da sontuose bordure colorate di erbacee dall’aspetto naturale e libero, che cambiano nel corso delle stagioni; sotto alle chiome degli alberi enormi e delle conifere secolari, arrivate dalle Americhe e dall’Himalaya, si stendono tappeti di fioriture selvatiche che offrono in primavera uno spettacolo suggestivo.
Lungo il lato Sud del fiume, protetta da una scarpata, si stende una striscia di terra soleggiata che accoglie piante mediterranee, sudafricane e del Centro America; nella parte Nord le immense chiome degli alberi proteggono le collezioni di piante acidofile che cercano il fresco umido.
Quando visitare Mount Usher? Difficile dirlo...
Mount Usher è un gioiello di pace e di bellezza in tutte le stagioni, ottimamente organizzato: può accogliere portatori di disabilità, è dotato di un delizioso ristorante Avoca con menu biologico e di una reception con piccolo shop di prodotti artigianali locali. Difficile scegliere il momento da suggerire per la visita: in primavera rododendri e camelie trasformano il giardino in un arcobaleno di colori; l’estate porta le fioriture di innumerevoli piante perenni che si mescolano a rose rampicanti e clematidi; l’autunno crea un effetto assolutamente suggestivo grazie ai colori di molti alberi decidui con chiome che assumono colori dorati e rosso fuoco. Non resta che perdersi nei sentieri, fermandosi quasi ad ogni passo per ammirare i colori dei fiori, per osservare commossi il piccolo cimitero dei cani, amatissimi dai Walpole prima e da Madeleine poi, e per godersi la musica dell’acqua che dal fiume Vantry si avvia al mare, accarezzando i sassi in mille cascatelle sonore.